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FORUM ANARCHICO RIVOLUZIONARIO - REBELLYON.INFO
Mélusine Ciredutemps - 2010 - (Traduzione di Maria Rossi)
Da secoli, la prostituzione è uno dei pilastri della dominazione maschile. Oggi, anche se le persone prostituite non sono tutte di sesso femminile, raramente si identificano con una categoria di genere maschile [n.d.a in quanto transessuali MtF]. Accade il contrario nel caso dei clienti. La prostituzione alimenta il mito del superiore "bisogno sessuale" degli uomini e quello della venalità "naturale" delle donne che daranno il loro consenso solo nel contesto di uno scambio per ottenere qualcosa di diverso dal rapporto sessuale. 
Secondo gli schemi del patriarcato, un uomo trova la propria definizione e il proprio compimento in se stesso; la sua sessualità non ha una grande influenza sulla sua identità. Al contrario una donna è definita in rapporto agli uomini e dal suo sesso discenderà l'identità che la società le attribuirà. [...] 
Nell'antichità, a Roma e in Grecia, per preservare la famiglia patriarcale, la prostituzione veniva incoraggiata. Il sistema patriarcale, per perpetuarsi, costruisce delle gabbie identitarie cui le donne devono conformarsi. Esse vengono divise in due grandi categorie: la donna "pura" che appartiene ad un solo uomo è ripulita dalla sua "impurità originale" mediante l'accesso al ruolo sacralizzato della "madre che partorisce con dolore" (es: la casalinga fedele la cui sessualità è negata, esattamente come quella della "vergine" Maria) e la donna "impura", che appartiene a tutti gli uomini e serve da ricettacolo alle "pulsioni sessuali" dei dominanti al fine di preservare la "virtù" dell'altra donna (la prostituta che esiste soltanto come strumento di una sessualità di cui viene espropriata). Oggetti sacralizzati o disprezzati, le due categorie sono le due facce della stessa medaglia: la donna alienabile o alienata, mai proprietaria di se stessa. Esistono molteplici forme di relazioni prostitutive non riconosciute come tali (es: la dipendenza economica e il "dovere coniugale" della casalinga). La prostituzione partecipa al loro mantenimento mediante le rappresentazioni che veicola, per il fatto stesso di esistere. Alimenta la volontà di potere degli individui che preferiscono pagare piuttosto che assumersi il rischio di vivere relazioni sessuali paritarie. 
Ma quello che [i clienti] comprano, in un certo senso, è il potere. Noi siamo tenute a compiacerli. Loro ti dicono quello che devi fare, e tu sei tenuta a soddisfarli, a obbedire ai loro ordini. Perfino nel caso dei masochisti, che godono a obbedire, tu devi obbedire ai loro ordini di dargli degli ordini. La prostituzione degrada non solo le donne, ma anche il sesso...sì, degrada il sesso. C'è un'indegnità speciale nella prostituzione, come se il sesso fosse una cosa sporca e gli uomini potessero goderlo soltanto con qualcuno che sta in basso. Implica una specie di disprezzo, una specie di trionfo sopra un altro essere umano.
La Chiesa è favorevole alla prostituzione dall'età medievale. "Togli le prostitute dalla società e tutto verrà sconvolto dalla libidine", diceva Sant'Agostino. (De Ordine II, c. 4, 12). E più tardi San Tommaso dichiara: " “La donna pubblica è nella società ciò che la cloaca è nel palazzo: togli la cloaca e l’intero palazzo ne sarà infettato” (San Tommaso d’Aquino, De Regimine Principum IV, 14). E Mandeville in un'opera che fece scalpore: "E' evidente che esiste la necessità di sacrificare una parte delle donne per preservare l'altra e per prevenire una sconcezza di carattere più ripugnante" [Bernard Mandeville, Modesta difesa delle pubbliche case di piacere]
Secondo me l'idea che le donne siano sporche, che gli organi genitali siano sporchi ci si incolla addosso. Se non mi piace che qualcuno raggiunga l'orgasmo sopra di me, credo che sia per questo. Perché mi sento sporca. Non mi piace perché ho l'impressione di essere sporca e che gli uomini non lo siano. Sentirsi sporche è una sensazione molto importante.
E' dunque evidente che l'ideologia puritana rifiuta la libertà sessuale, ma non la prostituzione, perché quest'ultima le serve da valvola di sfogo. Le moraliste e i moralisti hanno interesse a mantenere la confusione tra libertà sessuale e prostituzione per occultare l'esistenza potenziale o reale di un piacere inalienabile. Possiamo constatare come la Chiesa sia riuscita nel suo intento di esercitare un condizionamento mentale durevole e profondo, in quanto la prostituzione svolge sempre la sua funzione di forza di repressione che impedisce la liberazione delle persone dominate, imponendo l'immagine della loro "naturale" venalità e inculcando loro il senso di colpa quando dispiegano la propria sessualità.
Una delle cose peggiori è fingere. Bisogna mimare l'orgasmo. E' quel che gli uomini si aspettano, perché è la prova della loro virilità. E' una delle cose peggiori. Questo significa comportarsi da puttana, è una forma di disonestà
Al contrario, la vera libertà sessuale fa del desiderio e del godimento di ciascuna persona un fine in se stesso ed esclude il non detto, la simulazione, così come i rapporti di dominio. 
Le "sex workers" che esigono la regolamentazione della prostituzione dichiarano spesso di non vendere il proprio corpo, ma un "servizio sessuale". Questo "servizio", quale che sia, si traduce nella messa a disposizione del proprio corpo. Una specie di affitto, come se il corpo di una persona fosse un oggetto...un oggetto esterno alla persona stessa. Ed è a questo rapporto di reificazione e di separazione dal proprio corpo che le persone prostituite sono costrette a sottomettersi per soddisfare le esigenze dei propri clienti. Questa concezione riduttiva del corpo divenuto oggetto è banalizzata perché profondamente integrata nella mentalità collettiva. Essa influenza le prese di posizione delle persone favorevoli alla regolamentazione e alla legalizzazione che accusano di moralismo le abolizioniste. Questa mentalità è, tuttavia, il frutto di un condizionamento mentale moralista che consiste nel voler separare ciò che si suppone essere "il corpo" da ciò che si suppone essere "lo spirito, la mente" , collocandoli in un rapporto gerarchico. Poiché il corpo è ritenuto "inferiore" , può servire da utensile, da strumento di lavoro.
Questa divisione gerarchica serve anche da supporto in generale allo sfruttamento capitalistico, sia che si traduca nel rapporto di lavoro salariato che in qualsiasi altro tipo di rapporto mercantile. Tuttavia, nella prostituzione non sono utilizzate soltanto certe parti del corpo, ma l'intero corpo, in base ai desideri del cliente, che come in qualsiasi mercato, è sovrano. 
La cosa peggiore della prostituzione è che non sei costretta soltanto a vendere il sesso, ma anche la tua umanità. E' la cosa peggiore: quello che vendi è la tua dignità umana.
D'altra parte, il capitalismo, attraverso la pornografia commerciale cosiddetta "professionale", la pubblicità sessista e le diverse forme di prostituzione, ha interesse a far passare il consumo di sesso per libertà sessuale. Elene Vis, fondatrice della "scuola del sesso" nei Paesi Bassi dice ai suoi allievi e alle sue allieve: "Voi potere parlare di tecniche di vendita. Voi dovete vendervi e poco importa che si tratti del vostro corpo o di quello di altri. Il principio è lo stesso". Volere che un atto sessuale possa essere un "servizio" reso nel contesto di uno scambio significa voler difendere l'idea che le persone dominate debbano "naturalmente" astenersi dal cercare il piacere per se stesse. Significa volere che la sessualità sia un prodotto che si vende piuttosto che un piacere che si condivide. La prostituzione è l'alienazione della sessualità al capitalismo!
Volere la creazione di uno statuto professionale delle "sex workers" vuol dire riconoscere un'utilità sociale alla prostituzione, aderire alla morale puritana, alla mercificazione e al patriarcato. La prostituzione non rappresenta alcun pericolo per il sistema. Al contrario! Essa è al suo servizio e lo serve con un'efficacia doppia quando si proclama "liberamente scelta".
La legge Sarkozy [n.d.t. oggi abrogata] contro "l'adescamento passivo" criminalizza le persone prostituite più vulnerabili. La stragrande maggioranza di loro non ha scelto di prostituirsi perché lo desiderava, ma per sopravvivere, sperando nella temporaneità di questa condizione. Tuttavia non è a loro che i media capitalisti e maschilisti hanno dato la parola al momento della promulgazione della legge Sarkozy, ma a professioniste del sesso ultraminoritarie che si iscrivono nella corrente favorevole alla regolamentazione e alla legalizzazione della prostituzione e non in quella rivoluzionaria e rivendicano il titolo di "sex workers".
E' ciò che pensano anche gli anti femministi (come ad esempio Eric Zemmour), alcuni e alcune delle quali, come Élisabeth Badinter, si autoproclamano "femministe". 
[...]
Non si può difendere la libertà sessuale accontentandosi della nozione di consenso [...]. E' molto frequente che una persona acconsenta ad avere una relazione sessuale non perché ne prova il desiderio, ma perché pensa che sia suo dovere o ritiene di non potervisi sottrarre senza rischi che non potrebbe affrontare. Siamo ad un passo dallo stupro a pagamento!
L'espressione "libertà di scelta" proposta nei discorsi di chi sostiene la regolamentazione della prostituzione suona vuota. Usandola, si crea confusione tra la definizione di libertà nella dottrina liberista e la definizione di libertà da un punto di vista anarchico. Da un lato, infatti, la libertà si iscrive in un sistema di competizione e di performances che ripartisce in modo disuguale le possibilità di esercitare il libero arbitrio. Dall'altro lato, quello anarchico, invece si ritiene che la vera libertà, quella per la quale ci battiamo, non possa dispiegarsi compiutamente che nell'ambito dell' incondizionata uguaglianza economica e sociale. [E' evidente che queste due definizioni risultano opposte anche se le "sex workers" dichiarano di scegliere la loro clientela e affermano di amare "il sesso".
Ma ci sono anche persone prostituite che scelgono di chiedere aiuto ai servizi sociali e alle associazioni abolizioniste per trovare la forza e i mezzi per abbandonare la prostituzione. Suppongo che abbiano le loro ragioni...le loro condizioni sono complicate ed esse sono troppo numerose in relazione ai mezzi di cui dispongono questi servizi sociali e queste associazioni. Facendo l'apologia della prostituzione, le "sex workers" fanno una scelta ideologica e politica ultra-liberista e non libertaria, fanno propaganda per l'atto sessuale contro la libertà. "Una libertà che serve solo a negare la libertà deve essere negata" (Simone de Beauvoir). Aderire alle loro convinzioni non è compatibile con qualsivoglia manifestazione di solidarietà nei confronti della stragrande maggioranza delle persone prostituite. [...] 
Qualche "sex workers" riunita nelle associazioni favorevoli alla regolamentazione e alla legalizzazione insorge contro ciò che chiama "vittimizzazione" da parte delle abolizioniste. [Tuttavia, esse vittimizzano volentieri i loro clienti, soprattutto con slogans come "Giù le mani dal mio cliente". La condizione di vittima non è un'identità degradante, ma il risultato di una situazione ingiusta e prenderne coscienza è necessario alla rivolta e allo sviluppo del desiderio di liberazione. Riconoscersi ed essere riconosciute come vittime è la prima tappa di un processo che permetterà alla persona di ricostruirsi e di liberarsi dal sentimento di colpa indotto dalle umiliazioni subite. E' anche per questo che è importante opporsi alla vera vittimizzazione, quella dei colpevoli che sono i prostitutori, clienti e prosseneti in testa. [...] Molto alla moda oggi, il rifiuto della nozione di vittima nasce dal narcisismo fondato sull'ammirazione della figura del dominante. E di fatto, questo rifiuto è assolutamente anti-sovversivo. Infatti, se non ci sono vittime, non c'è ingiustizia e non c'è nessuna ragione per combattere, né per criticare questo "meraviglioso" sistema. Le persone favorevoli alla prostituzione, "sex workers" o meno, negano la sordida realtà del concreto vissuto della stragrande maggioranza delle persone prostituite, della tratta di centinaia di migliaia di esseri umani, alcuni dei quali bambini e bambine e dei profitti che genera per i prosseneti.
La prostituzione in tutte le sue forme scomparirà, quando il capitalismo, il moralismo e il patriarcato saranno stati aboliti! 
Allora battiamoci per ottenere più diritti per tutt*, diritti incondizionati e non subordinati alla condizione di "sex worker" (o di lavoratore/trice in genere) Per l'uguaglianza economica e sociale!
Per l'abrogazione delle leggi che tassano, criminalizzano ed impediscono alle persone prostituite di sfuggire alla prostituzione! 
Per l'annullamento totale dei debiti che hanno contratto! Per l'aumento dell'importo dell'assegno di disoccupazione, unito alla soppressione dell'obbligo che incombe sui beneficiari di trovarsi un altro lavoro!
Per un aumento dei finanziamenti attribuiti alle associazioni e ai servizi sociali abolizionisti al fine di poter proporre a tutte le persone prostituite il sostegno sociale e l'accesso a cure adeguate.
Per la regolarizzazione duratura e senza condizioni di tutti i migranti senza documenti! Per una vera libertà di circolazione e di insediamento e per l'accesso ai diritti da parte di tutti!
Per un'educazione sessuale fondata sul valore inalienabile della sessualità di ciascuna persona!

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