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di Maria Rossi
Vorrei richiamare la vostra attenzione soprattutto sulla prima firmataria di questo appello: Christine Delphy perché è una delle figure più prestigiose del femminismo francese. Ha partecipato nel 1968 al Mouvement de libération des femmes ed è stata tra le fondatrici, con Simone de Beauvoir, della  rivista Questions féministes, ancor oggi da lei diretta e pubblicata con il titolo di Nouvelles Questions féministes. Sociologa, esponente dal 1996 del CNRS (Centre national de la recherche scientifique), la maggiore e più rilevante organizzazione di ricerca pubblica francese, Delphy è tra le fondatrici del femminismo materialista, che ricorre appunto all'approccio materialista per individuare e analizzare l'oppressione e lo sfruttamento specifico delle donne, concepite come una classe, da parte degli uomini. Il femminismo materialista costituisce la corrente egemone in Francia e impronta di sé anche una parte importante dell'anarcofemminismo. Ad esso si ispirano numerose organizzazioni del vitalissimo panorama femminista francese, a partire da tutte quelle che si sono espresse a favore dell'abolizione della prostituzione (più di 50 nel 2012, cui se ne sono aggiunte altre quest'anno)
Al nome di ciascun'altra firmataria aggiungo la professione ed eventualmente qualche breve nota biografica.
L'uguaglianza passa per la penalizzazione del cliente
Christine Delphy (Sociologa), Françoise Héritier (Antropologa) e Yvette Roudy (ex Ministra dei diritti delle donne)
Coerenza vuole che dopo lo ius primae noctis, l'abuso sessuale (rapporto ottenuto in seguito all'esercizio di un abuso di potere) e lo stupro (rapporto sessuale ottenuto con la forza), l'acquisto di un atto sessuale, secolare diritto maschile conferito dal denaro, sia rimesso a sua volta in discussione.
Fin dagli anni Ottanta gli studi del sociologo svedese Sven Axel Mansson hanno individuato nella prostituzione un sistema fortemente conservatore, uno "spazio omosociale svincolato dalle esigenze paritarie delle donne", dove "l'ordine antico viene ripristinato". Nel 2004 la sola inchiesta nazionale condotta in Francia sui clienti della prostituzione ha  evidenziato un immaginario sessuale fondato di sovente sulla dominazione, sulla violenza e sulla reificazione della donna.
"Rimettere le donne al loro posto"
Manifestazioni sportive, stipule di contratti, festeggiamenti...
In nome di un'idea - datata - di virilità, il cliente compra il potere di imporre la sua volontà a donne che si vedono così sottrarre il diritto, conquistato a duro prezzo, di dirgli di no. Pagando, il cliente esprime la sua appartenenza ad un mondo maschile tradizionale che intende "rimettere le donne al loro posto".
Ciò che lo caratterizza, è l'indifferenza morale. "Quando mangio una bistecca, non mi chiedo se la mucca ha sofferto" dice uno di loro, interrogato sul rischio di sfruttare una vittima della tratta. "Hai soltanto questa roba? " chiede un altro alla gestrice di un bar dove ci si prostituisce. L'universo chiuso della prostituzione è lo spazio emblematico del disprezzo, se non dell'odio verso le donne, che si esprime nei forum dei siti delle "escort", dove i commentatori rivaleggiano in sessismo e razzismo.
Quello che il cliente prostitutore acquista è il diritto di sfuggire alle regole e alle responsabilità che fondano la vita sociale. Nella prostituzione egli trova l'ultimo spazio che lo tutela dal dovere di rispondere dei propri atti: uno stato di eccezione dove le violenze e le umiliazioni che infligge vengono rimosse in virtù del fatto che ha erogato denaro. Egli è, però, come mostrano tutte le inchieste, il principale responsabile delle violenze subite dalle persone prostituite: insulti, aggressioni, stupri e anche omicidi. E gli studi recenti mostrano che da lui derivano i gravi attentati alla salute fisica e psicologica delle persone prostituite.
Queste evidenze non distolgono un consumatore sempre più  spregiudicato dal " fare la spesa" in un vivaio di donne i cui percorsi di vita sono segnati dalla precarietà, dalle violenze, dalla soggezione ai prosseneti e alle reti della tratta. Bisogna forse ricordare che il Protocollo di Palermo (Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico degli esseri umani, 2000), così come la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro il traffico degli esseri umani, nota come Convenzione di Varsavia (2005), chiedono agli Stati di "scoraggiare la domanda" che è all'origine della tratta? Questi documenti invitano ad adottare misure sociali, culturali, educative, ma anche legislative per raggiungere questo obiettivo.
La necessità di essere coerenti
Com'è inevitabile, le resistenze sono numerose. Per opporsi alla rimessa in discussione di questo secolare diritto si evocano i rischi della clandestinità (ma questa è proprio la confessione della pericolosità dell'incontro stesso con il cliente!) o si invoca il pragmatismo.
Sanzionare i clienti risponde a un'esigenza di coerenza, non al gusto per la repressione. Come accontentarsi dello statu quo? Delle persone prostituite considerate come delinquenti [n.d.t. in Francia, le prostitute sono criminalizzate per l'introduzione nel 2003 del reato di adescamento passivo], dei clienti trattati da innocenti, delle straniere esposte alla minaccia dell'espulsione, quando bisognerebbe invece proteggerle dalle reti dei trafficanti e dei magnaccia che le sfruttano?
Come procedere nella prevenzione della prostituzione e nella creazione di alternative, se non verrà introdotta alcuna sanzione per responsabilizzare coloro che ne sono i  promotori? A che scopo moltiplicare i discorsi sulla lotta contro le violenze o sull'uguaglianza tra ragazze e ragazzi, se viene salvaguardato il diritto di infischiarsene   in merito alla prostituzione?
Solo una politica coraggiosa potrebbe far regredire questo arcaismo indegno delle nostre democrazie e liberare la sessualità, non solo dal moralismo e dalla violenza, ma anche dal peso del mercato. Questa rivoluzione culturale permetterebbe infine di valutare la volontà degli uomini di considerare le donne come uguali a loro, di riconoscere i loro desideri, il diritto  al piacere di cui essi godono e la medesima posizione nella società.
Christine Delphy (Sociologa), Françoise Héritier (Antropologa) et Yvette Roudy (Ex ministra dei diritti delle donne); Olympia Alberti, poetessa, saggista, romanziera, critica letteraria, semiologa; Éva Darlan, attrice e produttrice di spettacoli teatrali, una delle fondatrici dell'organizzazione femminista Ni putes, ni soumises (Né puttane, né sottomesse); Claudine Legardinier, autrice, in collaborazione con Saïd Bouamama, del libro "Les Clients de la prostitution, l'enquête" (Presses de la Renaissance, 2006); Florence Montreynaud, storica, fondatrice dell'associazione femminista "Chiennes de garde" (Cagne da guardia); Coline Serreau, regista, sceneggiatrice ed attrice.

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