Ricordo bene la circostanza. Era la fine di gennaio del 2019, pioveva a dirotto, ero al funerale di un amico mite e gentile, avevo in mano due rose, una gialla e una rossa, perché l'amico era romanista. Il tempo di posare le rose, e vibra il telefono. E' Angelo Aquaro: all'epoca ignoravo che fosse malato anche lui, e che avrei dovuto dirgli addio  pochi mesi dopo, e di lì a poco anche mettere l'ultima parola, non per mia volontà, a una collaborazione trentennale.

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