Non è una questione di opportunità, bensì di mentalità. Non sono affatto stupita dagli interventi che, sui social, mettono le mani avanti sulla non rilevanza letteraria dell'opera di Andrea Camilleri, né dalla reazione di coloro che ritengono eccessivo l'abbraccio affettuoso di tante persone all'uomo e allo scrittore. Avviene sempre, è nell'ordine delle cose cui i meccanismi social (e di conseguenza giornalistici) ci hanno abituato in questi anni.

Non mi stupisce, ma mi fa sospirare un po', neppure il perdurante disdegno verso la popolarità, considerata fenomeno temporaneo, destinato a diluirsi nel tempo.

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