Pensavo, leggendo stamattina il nuovo mensile di Repubblica su salute e stile di vita, alla narrazione del corpo. Pensavo a quello che ha scritto Mauro Covacich nel suo ultimo, bellissimo romanzo, "Di chi è questo cuore", dove analizza, fra l'altro, la mutazione dei corpi (quelli maschili alle prese con gli inciampi della maturità, quelli femminili votati alla costruzione metodica dell'ascesi). Pensavo anche al tempo in cui è iniziata quella mutazione, e dunque a quei complicati anni  Ottanta, da una parte dediti al culto narcisistico delle apparenze,  con le sue metropoli nevrotiche e bevibili come un aperitivo, con la sua "democrazia del frivolo", insomma, e dall'altra portatori della libertà pericolosa, ma irresistibile, di muoversi su territori di confine, di mescolare stili e appartenenze, il nichilismo punk con le avanguardie del Novecento, e di riportare il tutto su una passerella o in uno spot pubblicitario.

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