Tre anni fa, presentando in Italia La Repubblica dell'immaginazione, Azar Nafisi citava una frase di Harper Lee, da Il buio oltre la siepe: "Leggere non mi è mai piaciuto tanto, finché non ho avuto paura di non poterlo più fare". E' importante, quel libro di Nafisi, perché non parla tanto, come negli scritti precedenti, della minaccia o della censura dirette nei confronti dei libri messi all'indice dalle dittature: bensì delle insidie striscianti e nascoste. L'indifferenza dei lettori ("leggere è un atto politico", diceva venerdì scorso l'editor John Freeman), i governi che non investono nella cultura, le librerie costrette a chudere:

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